Risultati
WP1 Interventi di raccolta da parte di pescatori di rifiuti in mare (art. 40 lett. a)
WP1.1 Rimozione dal mare di rifiuti ed attrezzi da pesca perduti
Una delle problematiche più gravi che da anni preoccupa fortemente le attività economiche a diretto contatto con il mare è quella dei rifiuti marini: la problematica coinvolge direttamente, con pesanti ripercussioni negative, anche e soprattutto il settore pesca.
Nei mari italiani è stato stimato (rapporto 2016 “Marine litter vital graphics” dell’UNEP (United Nations Environment Programme) che per ogni km2 si trova in media un numero di 58 rifiuti (nel mar Tirreno addirittura 62), il 96% dei quali è costituito da plastica (buste, reti e lenze, bottiglie, ecc.). Tali rifiuti possono galleggiare sulla superficie del mare, essere trasportati sulle spiagge o depositarsi sui fondali; inoltre, la loro lenta degradazione determina anche lunghi tempi di permanenza nell’ambiente marino. Allo stesso modo un’altra categoria di rifiuti marini che determina notevoli conseguenze negative per gli ecosistemi marini è quella delle cosiddette “reti fantasma”, cioè l’attrezzatura da pesca volontariamente abbandonata o accidentalmente persa in mare. Queste attrezzature continuano a catturare il pesce andando alla deriva in mare o sul fondo, spesso per lunghi periodi.
La loro “pesca” attira altri pesci, mammiferi e uccelli marini in cerca di cibo che spesso rimangono catturati o impigliati generando così un circolo vizioso. Appare evidente, quindi, che la protezione ed il ripristino della biodiversità degli ecosistemi marini, nell’ambito di attività di pesca sostenibili, passi anche attraverso il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei pescatori attraverso la raccolta dei rifiuti marini che spesso riempiono le loro reti durante le attività di pesca.
L’intervento si è proposto quindi di coinvolgere direttamente i pescatori delle marinerie interessate dal progetto che hanno iniziato, durante le attività di pesca, la raccolta e lo stoccaggio a bordo dei pescherecci dei rifiuti marini e degli attrezzi da pesca smarriti al fine di ridurre drasticamente il fenomeno della pesca fantasma.
Il successivo conferimento a terra dei rifiuti raccolti è stato reso possibile dall’emanazione, nell’aprile del 2019, del decreto legge “Salva mare”, successivamente tramutato in legge il 24 ottobre 2019. La legge stabilisce che i rifiuti accidentalmente pescati (RAP) in mare o nelle acque interne, siano assimilati ai rifiuti prodotti dalle navi e, una volta che l’imbarcazione giunge in un porto, possano essere conferiti gratuitamente negli appositi centri di raccolta di rifiuti.
Oltre a contribuire al ripristino dei fondali marini degradati a causa della massiccia presenza di rifiuti e quindi contribuire alla protezione dell’ecosistema marino e alla tutela e salvaguardia della biodiversità, l’adozione di tale pratica costituisce un’importante azione dimostrativa ed educativa dell’applicazione di buone prassi nella conduzione delle operazioni di pesca.
Uscite in mare valutative
Nell’ambito di questa attività sono state condotte n. 4 uscite in mare valutative che hanno comportato l’imbarco di un osservatore di bordo per ciascuna regione per verificare l’effettiva incidenza della presenza di rifiuti nel materiale pescato.
Le uscite in mare valutative, nelle aree interessate dal progetto, sono state effettuate su imbarcazioni che come attrezzo prevalente usano lo strascico e la quantità di rifiuti raccolti in tutti i siti, è stata notevole, infatti durante una giornata di pesca in ciascuno dei tre siti (Campania, Calabria, Puglia), il quantitativo medio di rifiuti raccolti, è stato di circa 11 kg per la Campania, circa 9 kg per la Puglia e circa 8 kg per la Calabria.
Nel Golfo di Policastro le uscite in mare valutative sono state realizzate in un arco di tempo più ampio, tra agosto 2019 e febbraio 2020, mentre in Calabria e Puglia tali attività sono state eseguite nel mese di gennaio.
Il dato ottenuto in Campania, superiore agli altri due siti (Calabria, Puglia), mette in luce la difficoltà dei Comuni costieri che nel periodo estivo vedono un aumento della popolazione e di conseguenza anche un aumento delle cattive pratiche di gestione rifiuti, che troppo spesso vengono riversati in mare.
Durante le uscite in mare con osservatore a bordo, è stata valutata un’incidenza in peso della porzione di rifiuti del 24% del totale, rispetto alla porzione commerciale del pescato che rappresenta il 76%.
Schede rimozione rifiuti ed attrezzi da pesca perduti
Contemporaneamente alla consegna dei contenitori per la raccolta dei rifiuti, ad ogni imbarcazione delle singole marinerie coinvolte nel progetto, sia armate con il sistema strascico che con quello attrezzi da posta, sono state consegnate delle Schede rimozione rifiuti ed attrezzi da pesca perduti per far annotare ai pescatori i rifiuti raccolti durante le loro normali attività di pesca.
Al termine delle attività inerenti il wp si è provveduto alla raccolta delle schede compilate ed i dati sono stati informatizzati al fine di poter effettuare una analisi dei dati.
Analizzando i dati delle schede è stato possibile valutare che lo strascico, che nei tre siti nelle regioni Campania, Calabria e Puglia, ha lavorato ad una batimetria compresa tra i 110 e i 600 metri di profondità, ha rimosso una quantità di rifiuti, per lo più depositati sui fondali marini, superiore rispetto alle reti da posta, che hanno lavorato ad una batimetrica compresa tra i 10 e i 40 metri, che hanno raccolto rifiuti che si trovano dispersi nella colonna d’acqua.
Analizzando la tipologia di rifiuti raccolti, durante le normali attività di pesca professionale, si possono raggruppare in 4 categorie principali:
- Plastica: bottiglie, buste, stoviglie, cassette di plastica e teli plastificati
- Attrezzi da pesca perduti: Lenze, nasse, corde
- Ingombranti: Pneumatici auto, blocchi di cemento, tronchi d’albero, tappetini auto
- Altro: lattine di alluminio, bottiglie di vetro
Da un’analisi sulla percentuale di ricorrenza dei rifiuti nelle varie attività di pesca possiamo verificare come queste diverse tipologie di rifiuti ricorrano in maniera differente nel materiale raccolto, in particolare la categoria che maggiormente è stata presente con maggiore frequenza nei rifiuti marini, in tutti e tre i siti, è la plastica, con percentuali molto elevate che superano l’80% delle attività di pesca.
Le altre categorie di rifiuti ricorrono con percentuali inferiori, ma pur sempre considerevoli, tra loro paragonabili ed in particolare possiamo verificare come gli attrezzi da pesca perduti presentino una percentuale di ricorrenza pari al 37%, gli ingombranti al 30 % e la categoria altro al 22 %.
Questi numeri sono del tutto coerenti con uno studio della Commissione Europea che afferma che oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica. A questo proposito l’ultimo report del WWF sul Mediterraneo afferma che ogni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo, in particolare l’Italia nella regione è il maggior produttore di manufatti di plastica e il secondo più grande produttore di rifiuti plastici, generandone mezzo milione di tonnellate all’anno.
Possiamo a questo punto andare ad esaminare la tipologia di rifiuti denominata palstica nelle sue componenti principali individuando le seguenti sottocategorie:
- Bottiglie
- Buste
- Stoviglie
- Cassette di plastica
- Teli plastificati
In merito alle sottocategorie individuate possiamo verificare come le bottiglie compaiano nella totalità delle pescate che hanno raccolto plastica durante le normali attività di pesca professionale.
Questi dati confermano che quello che distingue le bottiglie dagli altri oggetti di plastica nati nell’era consumistica del secondo Dopoguerra è la velocità impressionante alla quale queste, oggi onnipresenti sul pianeta, si sono trasformate da comodità in maledizione. Una transizione avvenuta nel giro di una generazione.
Al secondo posto ritroviamo le buste di plastica presenti nel 96 % delle pescate con plastica.
A questo proposito dobbiamo ricordare che l’ingegnere svedese Sten Gustaf Thulin aveva progettato il sacchetto di plastica pensandolo come sostituto di quello di carta e soprattutto come contenitore da utilizzare all’infinito. La ragione che l’aveva spinto a ideare un’alternativa ai sacchetti di carta era proprio la possibilità che un domani l’uomo avrebbe potuto ridurre la produzione di carta prodotta dall’abbattimento degli alberi.
Purtroppo non è andata affatto così. Le Nazioni Unite stimano che ogni anno vengono prodotti circa un trilione di sacchetti di plastica l’anno, una quantità esorbitante di plastica che soffoca gli ecosistemi marini e naturali, considerato anche che i sacchetti si decompongono dopo centinaia di anni.
Percentuali inferiori presentano le altre sottocategorie della plastica con le stoviglie al 27 %, le cassette di plastica al 14 % ed i teli presenti solo nel 9 % delle pescate con plastica.
Passando ora ad analizzare la categoria degli attrezzi da pesca perduti, nell’ultimo decennio si è registrato un sempre maggior riconoscimento a livello internazionale della necessità di promuovere iniziative multilaterali per affrontare efficacemente i problemi causati dagli Attrezzi da pesca abbandonati, persi o altrimenti scartati. Stanno attivamente intervenendo sul fenomeno, con attività̀ di ricerca, prevenzione e cura, molteplici organizzazioni governative e non, tra cui vale la pena citare il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) che hanno già da tempo pubblicato rapporti tecnici e raccomandazioni indirizzati a far conoscere e arginare il fenomeno (Macfadyen et al., 2009).
Per una analisi di maggiore dettaglio verifichiamo come anche per questa sia possibile identificare delle sottocategorie ed in particolare;
- Lenze
- Corda
- Nasse
In questo caso possiamo verificare come le lenze siano presenti nella totalità delle pescate con attrezzi da pesca perduti, mentre le corde sono presenti nel 71 % e le nasse nel 43 % dei casi.
Questo dato ci indica come nelle aree in cui si è svolto il progetto un rilievo importante hanno le attività di pesca ricreativa, che si attuano principalmente attraverso l’uso di lenze.
Alcuni studi hanno dimostrato che un’ingente quantità di rifiuti di plastica presenti nei mari è stata generata da attività ricreative praticate in acqua, come il diportismo, il turismo e la pesca e che i rifiuti generati dagli attrezzi per la pesca ricreativa smarriti possono causare un grave degrado degli habitat e gravi danni all’ambiente;
A tal proposito va fatto presente che la definizione formulata dal Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM) nel 2013 descrive la pesca ricreativa come la cattura o il tentativo di cattura di risorse acquatiche vive principalmente per fini ricreativi e/o il consumo privato, che comprende i metodi di pesca attiva, inclusa la pesca con lenza, arpione, a mano e i metodi di pesca passiva, tra cui reti, trappole, nasse e palangari.
Inoltre, va sottolineato che occorre una definizione chiara di pesca ricreativa in mare, tenendo conto dell’articolo 55, paragrafo 2, del regolamento (CE) n. 1224/2009 che stabilisce il divieto di commercializzazione delle catture effettuate nell’ambito della pesca ricreativa.
La pesca ricreativa è molto cresciuta negli ultimi anni. Il diffondersi della pesca in mare, con l’uso di natanti e barche sempre più efficienti e sicure, l’uso dell’elettronica per la navigazione e l’impiego di ecoscandagli e sonar, ha completamente modificato la capacità di accesso alle risorse biologiche anche da parte dei non professionisti.
Inoltre, non esistono dati certi sul numero di pescatori sportivi in mare che, al contrario di quelli operanti in acqua dolce, non necessitando di alcun tipo di licenza, non risultano censiti.
Infine, per la tipologia di ingombranti, che sono presenti nel 30% della pescate, rientrano come esempi gli pneumatici di auto e blocchi di cemento, mentre nella tipologia altro che raggiunge il 22%, rientrano le bottiglie di vetro e l’alluminio.
WP1.2 Acquisto e installazione a bordo di sistemi di raccolta e stoccaggio dei rifiuti
Per facilitare la raccolta in mare dei rifiuti le imbarcazioni dei pescatori aderenti all’iniziativa sono state dotate di contenitori plastici specificatamente realizzati per questo scopo. In allegato sono riportate le schede di consegna dei contenitori.
Contenitori di maggiori dimensioni sono stati posizionati o direttamente sui moli pescherecci o nelle isole ecologiche presenti nelle aree portuali, o in mancanza della necessaria autorizzazione da parte dell’Autorità portuale in prossimità dei porti.
Per concordare il posizionamento dei contenitori e per garantire il corretto smaltimento dei materiali recuperati, sono stati sottoscritti specifici protocolli d’intesa, presenti in allegato:
Campania
- Comune di Santa Marina (SA): il protocollo d’intesa per l’adesione dell’Amministrazione comunale all’iniziativa progettuale è stato approvato con Deliberazione di Giunta Comunale n. 63 del 10-06-2019 e sottoscritto dal Sindaco, che ha consentito il posizionamento dei contenitori di raccolta sul molo pescherecci del porto di Policastro Bussentino e la raccolta dei rifiuti a carico dell’Amministrazione comunale;
Calabria
- Comune di Cirò Marina (KR): il protocollo d’intesa per l’adesione dell’Amministrazione comunale all’iniziativa progettuale è stato sottoscritto dalla Commissione straordinaria incaricata della provvisoria gestione dell’Ente che ha consentito il posizionamento dei contenitori di raccolta nei pressi dell’area portuale;
- Comune di Crotone (KR): a causa del protrarsi della crisi della Giunta comunale e della sostituzione dell’Assessore all’ambiente, con il cui ufficio si era raggiunto un accordo di massima, è stato siglato un protocollo d’intesa direttamente con l’A.KR.E.A. (Azienda krotonese per l’energia e l’ambiente) che ha consentito il posizionamento dei contenitori nei pressi dell’area portuale e garantito il corretto smaltimento dei materiali recuperati, anche se allo stato attuale il comune di Crotone ancora non adotta la differenziazione dei diversi materiali ed il loro corretto smaltimento;
- Comune di Isola Capo Rizzuto (KR): il Commissario straordinario, in scadenza in vista delle elezioni comunali, non ha ritenuto opportuno procedere alla firma di un protocollo d’intesa con l’Associazione. In maniera informale la locale Area Marina Protetta ha permesso il posizionamento dei contenitori nell’isola ecologica presente all’interno del porto di Le Castella, garantendo il ritiro regolare.
Puglia
- Comune di Porto Cesareo. In accordo con l’assessorato all’Ambiente e con l’AMP di Porto Cesareo, per il conferimento dei rifiuti si è utilizzata l’area di smaltimento dei rifiuti specificamente destinata agli operatori della pesca già presente all’interno dell’area portuale. Questo non ha reso necessaria l’autorizzazione al posizionamento dei cassoni di raccolta dei RAP e del loro corretto smaltimento
- Comune di Gallipoli. Anche in questo caso, come per Porto Cesareo, la presenza di un’isola ecologica destinata al conferimento dei rifiuti da parte dei pescatori non ha reso necessaria l’autorizzazione ed accordi preventivi. In questo caso il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti è già garantito dall’amministrazione comunale di Gallipoli tramite la società Ecotecnica S.r.l.
- Comune di Tricase. Anche con il Comune di Tricase non si è sottoscritto alcun protocollo di intesa per analogo motivo, ovvero la presenza all’interno del porto di un’isola ecologica destinato al conferimento dei rifiuti dei pescatori, e la presenza della società Ecotecnica s.r.l. che si occupa del corretto smaltimento dei RAP.
- – Comune di Ugento. Il Comune di Ugento, non ha sottoscritto il protocollo d’intesa, in quanto il porto si è già dotato di un Piano di Raccolta e di Gestione Rifiuti prodotti a bordo delle navi e dei residui del carico nel porto di Torre San Giovanni di Ugento, approvato con Ordinanza n. 164/17 della Capitaneria di Porto di Gallipoli del 20/11/2020. Nell’ambito di un progetto, finanziato dal FEP Puglia 2007/2013 “Interventi di miglioramento dei servizi offerti alla pesca nel porto peschereccio di Torre San Giovanni di Ugento”, era già partita la realizzazione di un’area adibita a raccolta rifiuti, che si è sostanziata successivamente quando il Comune ha provveduto ad ottimizzare il sistema di gestione dei rifiuti, unitamente all’applicazione di una corretta raccolta differenziata sia nelle aree comuni, attraverso l’installazione di punti di raccolta rifiuti attrezzati – isole ecologiche, sia nelle aree in concessione con la definizione di obblighi specifici per tutti gli operatori privati e pubblici operanti all’interno dell’ambito portuale, in modo da ridurre i rifiuti prodotti ed aumentare sostanzialmente le quantità di materiale riciclato e/o recuperato.
WP1.3 Campagne di comunicazione, d’informazione e di sensibilizzazione per incoraggiare i pescatori e altri portatori d’interesse a partecipare a progetti di rimozione degli attrezzi da pesca perduti
Per rispondere all’esigenza di informare e sensibilizzare i pescatori e gli operatori del settore sulla necessità di limitare gli impatti antropici sull’ecosistema marino, sono state organizzate una serie di campagne di sensibilizzazione, una campagna per ogni marineria coinvolta, diretta ai pescatori professionali ed a tutte quelle parti interessate (stakeholders).
Materiale informativo
A tale scopo, è stata realizzata la redazione e la stampa di una brochure informativa distribuita sia nel corso degli incontri che nelle marinerie interessate e la cui distribuzione è stata utilizzata anche quale strumento di supporto rivolto anche ad altri rappresentanti della società civile (amministrazioni locali, scuole, operatori turistici).
Incontri formativi
Sono stati condotti n. 5 incontri informativi con i pescatori di ciascuna marineria coinvolta nel progetto, con l’obiettivo di realizzare azioni di divulgazione ed informazione sul tema dei rifiuti marini. In particolare, gli obiettivi principali sono stati:
- supportare gli operatori del settore nella partecipazione attiva alle attività di rimozione dei rifiuti marini;
- fornire assistenza tecnica e informazioni utili agli operatori;
- stimolare il perseguimento di buone pratiche;
- contribuire alla crescita del settore della pesca professionale attraverso la mitigazione degli impatti sull’ecosistema marino da parte delle attività antropiche.
In allegato si riportano i power-point delle presentazioni effettuate dai relatori.
Gli incontri sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino 13/07/2019
Policastro Bussentino 20/07/2019
Policastro Bussentino 26/07/2019
Policastro Bussentino 27/07/2019
Policastro Bussentino 02/08/2019
Calabria
Crotone 13/07/2019
Cirò Marina 20/07/2019
Isola Capo Rizzuto 27/07/2019
Crotone 29/07/2019
Puglia
Porto Cesareo 31/01/2020
Gallipoli 01/02/2020
Torre S. Giovanni di Ugento 03/02/2020
Tricase Porto 04/02/2020
Durante gli incontri formativi con i pescatori sono state affrontate le tematiche relative alla nuova normativa in corso di approvazione (Legge salvamare) e alle corrette procedure di differenziazione dei rifiuti raccolti in mare.
WP1.4 Formazione dei pescatori e degli agenti portuali
Sono stati condotti 3 incontri formativi per promuovere e diffondere, tra gli operatori della pesca professionale nelle marinerie coinvolte, le conoscenze e le competenze in materia di rifiuti marini. Oltre ai pescatori direttamente interessati dalle attività di raccolta dei rifiuti marini, le azioni di formazione sono state rivolte anche agli operatori portuali, al fine di illustrare le buone pratiche per limitare gli impatti sull’ecosistema marino.
Gli incontri sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino 03/08/2019
Policastro Bussentino 23/08/2019
Policastro Bussentino 24/08/2019
Calabria
Crotone 05/08/2019
Cirò Marina 24/08/2019
Isola Capo Rizzuto 28/08/2019
Puglia
Porto Cesareo 31/01/2020
Gallipoli 01/02/2020
Torre S. Giovanni di Ugento 03/02/2020
Tricase Porto 04/02/2020
Gli incontri hanno visto una buona partecipazione da parte sia degli operatori della pesca che dei rappresentanti delle Amministrazioni Comunali competenti, delle Capitanerie di Porto, ASL locali e di altri portatori di interesse.
Tra le problematiche affrontate nel corso degli incontri sono emerse una serie di criticità tra cui la più diffusa, sia tra i pescatori che tra le Amministrazioni Comunali, è quella relativa allo smaltimento degli imballaggi di polistirolo monouso. Duranti gli incontri si è riscontrato come nelle marinerie le Amministrazioni locali devono sostenere costi molto elevati per lo smaltimento degli imballaggi di polistirolo usati a causa della mancanza di punti di “raccolta e riciclo” del polistirene espanso.
WP1.5 Comunicazione
Nell’ambito delle attività trasversali del progetto sono state realizzate le riprese delle attività specifiche condotte riportato sul sito web ed è stato prodotto materiale divulgativo.
WP2 Azioni per una migliore gestione e conservazione delle risorse biologiche marine (art. 40 lett. c)
WP2.1 Fornitura palangari con ami circolari
Nella pesca professionale le catture di individui di specie protette (tartarughe marine, delfini, ecc.) avvengono accidentalmente nell’intenzione di catturare specie di interesse commerciale. Le catture di un attrezzo da pesca che sono costituite da specie che non sono il diretto bersaglio dell’attività di pesca, ma che vengono accidentalmente catturate a causa della scarsa selettività degli attrezzi, sono note con il nome di bycatch.
Tra le specie che maggiormente sono oggetto di catture accidentali, senza dubbio la sopravvivenza della tartaruga marina Caretta caretta è quella che più di tutte è seriamente minacciata nel bacino mediterraneo. Si stima, infatti, che circa 130.000 esemplari sono catturati ogni anno nel Mediterraneo, col palangaro (70.000), con reti a strascico (40.000) e reti da posta (23.000), e sono stimati più di 40.000 morti.
Una pesca realmente sostenibile per la salvaguardia dell’ecosistema marino e per la tutela della biodiversità marina non può quindi prescindere dall’adozione di sistemi di pesca che consentano una drastica riduzione delle catture accidentali.
Uno dei metodi che maggiormente ha evidenziato risultati positivi dalla sperimentazione condotta in questi anni è quello dell’uso degli ami circolari nella pesca con i palangari. Infatti, grazie alla loro forma e dimensione, gli ami circolari difficilmente vengono ingeriti dalle tartarughe, riducendo così la probabilità di morte in seguito alla lacerazione dei tessuti dell’apparato digerente. Si stima che l’adozione degli ami circolari permette una riduzione media del 30% delle catture accidentali (by-catch) di tartarughe, senza che vi sia un calo dell’efficienza di cattura delle specie bersaglio.
Per tale motivo, in ciascuna area di azione del progetto, sono state individuate quattro imbarcazioni che adottano il sistema di pesca con il palangaro, a cui è stato fornito il materiale per la costruzione di un palangaro di 300 ami circolari:
- mastelli da 500 l;
- tornichetti (girelle) inox 5/0, da bloccare con palline di plastica fluorescenti;
- trave in monofilo da mm 1,80;
- boccolette in alluminio per il trave;
- braccioli doppia forza da mm 1,28;
- boccolette e guaine di protezione per bloccare i braccioli al trave;
- materiale di scorta (trave, braccioli ed ami circolari).
In allegato sono riportate le schede di consegna dei palangari.
Al termine del progetto i palangari sono rimasti in possesso delle imbarcazioni che hanno partecipato all’iniziativa.
A scopo dimostrativo sono state effettuate delle attività di pesca con sessioni di prova con un osservatore di bordo, allo scopo di poter raccogliere dati ed informazioni sulle catture commerciali e su quelle accessorie (by-catch).
Attrezzi utilizzati
Il palangaro è uno degli attrezzi più antichi e più utilizzati dagli operatori della piccola pesca nel Mediterraneo, ma presenta caratteristiche diverse in funzione delle aree geografiche e delle marinerie che lo utilizzano.
Chiamato anche palamito, conzo, coffa o catalana (nome che deriva dall’indicazione geografica), le tecniche di utilizzo di questo attrezzo sono state tramandate verbalmente dai pescatori che nei secoli ne hanno fatto la loro risorsa ed il loro mestiere.
Benché sia un attrezzo il cui utilizzo necessita una certa perizia ed esperienza, il palangaro permette generalmente un rendimento elevato in quantità, ma soprattutto in qualità del pescato. Il Reg. CE 1967/2006 raggruppa i vari tipi di palangaro in due categorie:
- Palangari fissi o di fondo
- Palangari derivanti o di superficie
Nell’ambito delle attività di sperimentazione del progetto l’attività di pesca è stata condotta con il palangaro derivante, che posizionato in mare a mezz’acqua viene lasciato all’azione dei venti e delle correnti.
Il palangaro utilizzato è costituito da un lungo cavo principale trave o lenza madre, realizzato con cordino ritorto o trecciato, con monofilo lungo circa 4000 m. Sulla trave o lenza madre del palangaro sono stati montati ad intervalli regolari ami circolari in acciaio inox misura 15/0 con punta perpendicolare al gambo in sostituzione del tradizionale amo a J (Fig.3),posti all’apice di spezzoni di filo chiamati braccioli lunghi 7.50 m.
Amo circolare (OPI circle hook) Schema di un palangaro derivante
amo tradizionale a J taglia 2 (Mustad)
La distanza tra un amo e l’altro è di circa 15 m, normalmente poco superiore al doppio della lunghezza dei braccioli. Il numero di ami calati per la pesca del pesce spada si agirano tra 3000-3500 unità: nel nostro caso ogni palangaro è stato assemblato con 300 ami circolari, posizionati in cestelli in PVC da 500 litri. Su ciascun amo è stata innescata un’esca fresca (Sardina pilchardus o Scomber spp.) o artificiale in silicone.
Il palangaro derivante è facilmente soggetto a rotture: la chiglia di un grosso mercantile incrociando la trave, può tagliarla con estrema facilità. Per ovviare a questo problema la localizzazione dell’attrezzo in pesca, avviene grazie al posizionamento, sulla lenza madre o trave, di boe radarabili poste a distanze regolari; queste sono composte da tubi in alluminio anodizzato lunghi circa 2.5 metri, alla cui estremità è fissato un riflettore radar ottaedrico ed una lampada stroboscopica a tenuta stagna, con sensore crepuscolare, che attiva la lampadina solo in assenza di luce solare.
Per favorire la predazione da parte del pesce vengono spesso utilizzate fonti luminose, luci chimiche starlight o luci a led. Le fonti luminose vengono applicate direttamente al bracciolo, a circa 4 metri di distanza dall’amo, tramite un moschettone ad aggancio rapido, con una frequenza di 1 luce ogni amo o 1 luce ogni 2 – 3 ami.
WP2.2 Formazione dei pescatori in materia di migliore gestione o conservazione delle risorse biologiche
La divulgazione delle conoscenze sulla gestione delle risorse della pesca e sugli aspetti legati allo sfruttamento dei sistemi biologici e degli ecosistemi, è diventato uno strumento culturale imprescindibile soprattutto nei casi in cui lo sfruttamento delle risorse si compie in un ecosistema su cui incidono attività antropiche.
Per rispondere a tale esigenza è stato realizzato il seguente piano di azioni rivolte agli operatori della pesca professionale:
Indagine conoscitiva
Al fine di effettuare una valutazione preliminare del grado di conoscenza ed esperienza dei pescatori sia rispetto alle tematiche della biodiversità degli ecosistemi marini sia rispetto ai rischi dello sfruttamento e del sovra-sfruttamento delle risorse di interesse commerciale e non è stato redatto un questionario che è stato somministrato all’intera platea dei pescatori coinvolti.
I risultati contenuti nei questionari compilati sono stati informatizzati al fine di poter effettuare una analisi dei dati raccolti.
Da tale analisi dei questionari è emerso che tutti gli operatori della pesca professionale intervistati, nelle tre regioni Campania, Calabria e Puglia, utilizzano come attrezzi da pesca prevalenti lo strascico, le reti da posta ed i palangari con ami a j e con essi durante le loro attività di pesca, effettuano oltre alle catture commerciali, anche catturate accidentali (by-catch).
E’ emerso, inoltre, che le specie, oggetto di catture accidentali più frequenti, sono le tartarughe, gli squali e le razze, infatti dai questionari risulta che nell’ultimo anno, il 70% degli intervistati, ha effettuato da 1 a 5 catture accidentali, il 3% ha superato i 5 esemplari e solo il 27% non ha effettuato catture by-catch.
Di tali catture accidentali solo una percentuale di circa il 67% riesce, dopo che i pescatori abbiano valutato le buone condizioni dell’esemplare, ad essere liberate in mare vive. Solo il 15% dei pescatori, se si rende conto che gli esemplari catturati (soprattutto per le tartarughe), hanno bisogno di un intervento da parte di professionisti del settore, decidono di sbarcarla e consegnarla in Capitaneria oppure, dove possibile, ai centri di recupero.
Il 50% degli intervistati dichiara inoltre, che la cattura accidentale, diventa per la loro attività un disturbo, poiché le specie catturate molto spesso, danneggiano le reti, laddove l’imbarcazione utilizzi come attrezzo reti da posta o reti a strascico, oppure mangiano l’esca nel caso dei palangari. In seguito alla cattura by-catch i pescatori professionisti sono, purtroppo costretti ad interrompere le loro attività subendo un forte rallentamento ed una diminuzione nel tempo dedicato alla pesca di catture commerciali.
La metà degli intervistati ha dichiarato che, da quando hanno intrapreso l’attività di pesca professionale, non hanno riscontrato nessuna differenza nel numero di catture accidentali.
Il 37% dei pescatori ha osservato nel corso degli anni una diminuzione delle catture, fenomeno che potrebbe trovare una risposta proprio nella diminuzione della biodiversità.
Anche in questo caso i pescatori professionisti dimostrano di essere delle attente sentinelle del mare con una memoria storica che se adeguatamente formalizzata può dare preziose informazioni sullo stato dell’ambiente e sul suo variare nel tempo.
In merito alla consapevolezza della necessità di una gestione sostenibile della loro attività, circa l’80% degli intervistati si sono mostrati favorevoli ad un utilizzo più consapevole delle risorse marine e allo stesso tempo si mostrano disponibili ad un eventuale utilizzo di attrezzi da pesca meno invasivi.
Purtroppo dichiarano anche, di essere poco informati in materia di biodiversità e di pesca sostenibile, ed evidenziano la riluttanza, da parte di molti di essi (37%), nell’utilizzo di attrezzi da pesca più sostenibili, a causa del timore di modificare le loro abitudini lavorative con conseguente calo delle rese di catture commerciali.
Molti intervistati, infatti, hanno dichiarato di non essere a conoscenza, né dell’esistenza degli ami circolari, né di altre soluzioni per rendere più sostenibile la pesca, come ad esempio le griglie di contenimento che impediscono alle tartarughe di entrare nella reta a strascico.
Infine, più della metà (57%) dei pescatori professionisti intervistati, dichiara di non conoscere il Programma Operativo per la Pesca (2014 – 2020), che ha il compito di applicare in Italia il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), che potrebbe finanziare la sostituzione degli attrezzi da pesca con quelli di nuova generazione più selettivi e sostenibili.
Seminari informativi
Sono stati realizzati quattro seminari informativi per ciascuna marineria coinvolta quale attività di divulgazione e disseminazione dei risultati di esperienze realizzate e/o in essere in materia di riduzione delle catture accidentali di specie marine protette (es: ami circolari per la pesca con il palangaro, sistemi di esclusione delle tartarughe –TED Turtle Excluder Device per la pesca a strascico, altri attrezzi da pesca a basso impatto alternativi ai sistemi da pesca tradizionali).
Tali seminari, della durata di circa 3 ore, hanno visto la partecipazione dei pescatori professionisti operativi nella marineria di interesse.
Gli incontri sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino | 07/09/2019 |
Policastro Bussentino | 21/09/2019 |
Policastro Bussentino | 28/09/2019 |
Policastro Bussentino | 26/10/2019 |
Calabria
Crotone | 07/09/2019 |
Cirò Marina | 14/09/2019 |
Capo Rizzuto | 21/09/2019 |
Crotone | 28/09/2019 |
Puglia
Porto Cesareo | 07/02/2020 |
Gallipoli | 08/02/2020 |
Torre S. Giovanni di Ugento | 10/02/2020 |
Tricase Porto | 11/02/2020 |
Durante gli incontri sono stati evidenziati i principi fondamentali che qualificano la pesca sostenibile e le buone pratiche a cui fanno riferimento. È stato evidenziato come l’indiscriminata attività di pesca sta portando molte specie marine sull’orlo dell’estinzione. Al collasso, però, non si trovano soltanto gli animali più pregiati per l’economia mondiale, come ad esempio il tonno e il pesce spada, ma anche le specie che rimangono vittime degli attrezzi da pesca, il cosiddetto by-catch che, tra i tanti animali, comprende anche i mammiferi marini, le tartarughe e gran parte degli squali.
Pertanto, i seminari sono stati motivo di informazione prima sulla specie C. caretta, e le cause di mortalità dovute all’azione dell’uomo, per poi porre l’attenzione su diversi Progetti finanziati dalla Comunità Europea sulla sperimentazione di nuove soluzioni tecniche volte alla riduzione del by catch. Questi progetti, es. TartaLife e SharkLife, hanno visto il coinvolgimento di più di sessanta pescherecci distribuiti in tutte le principali marinerie italiane, e hanno previsto la realizzazione di più di 300 cale sperimentali di pesca al pesce spada con palangaro armato con ami circolari, dimostrando l’efficacia di questo nuovo tipo di armamento.
In particolare, sono stati illustrati i risultati conseguiti dai diversi pescherecci salentini coinvolti nelle citate attività progettuali, i quali hanno da subito manifestato particolare interesse verso questa opportunità, al fine di acquisire consapevolezza e dimestichezza con l’uso di ami di cui avevano scarsa conoscenza.
Nel corso delle azioni dimostrative condotte si è dimostrato come l’utilizzo degli ami circolari non abbia modificato la capacità di cattura del palangaro derivante in pesca. Al contrario nel corso delle sperimentazioni condotte in Puglia si è catturato un esemplare di tartaruga Caretta caretta: l’esemplare di circa 15 kg è stato prontamente soccorso dai pescatori che hanno estratto con facilità l’amo circolare dalla bocca e dopo alcuni minuti di osservazione hanno liberato in mare la tartaruga.
Sempre nel corso degli incontri sono state illustrate le sperimentazioni condotte con l’utilizzo del TED (Turtle Excluder Device, cioè meccanismo di esclusione delle tartarughe) installato su rete trainata. Il TED è costituito da una sorta di griglia inclinata che si inserisce prima del sacco terminale della rete a strascico, con la funzione di espellere le tartarughe catturate accidentalmente durante il passaggio della rete. La difficoltà maggiore dell’uso del TED, di cui in Mediterraneo esistono ancora poche sperimentazioni in atto, risiede nella necessità di adattare, modificare e calibrare le griglie rispetto alle caratteristiche delle reti in uso.
Questi incontri hanno permesso di coinvolgere esperti del settore e pescatori in un confronto costruttivo sulle problematiche riguardati il by catch nella pesca al tonno e pescespada, ampliando così la platea dei possibili utilizzatori degli ami circolari.
Eventi formativo-dimostrativi
Sono stati realizzati eventi formativo-dimostrativi mediante uscite in mare ed illustrazione pratica sull’uso di ami circolari per la pesca con il palangaro.
Tali eventi hanno visto il coinvolgimento diretto dei pescatori impegnati nella flotta da pesca con palangari.
Materiale informativo
E’ stato realizzato materiale informativo di taglio dedicato quale strumento di supporto rivolto anche ad altri rappresentanti della società civile (amministrazioni locali, scuole, operatori turistici).
WP2.5 Comunicazione
Nell’ambito delle attività trasversali del progetto sono state realizzate le riprese delle attività specifiche condotte riportato sul sito web e materiale divulgativo.
WP3 Interventi di preparazione dei piani di protezione e di gestione dei siti Natura 2000 per attività connesse alla pesca (art. 40 lett. d)
WP3.1 Mappatura dell’attività e dell’intensità di pesca e interazioni con specie ed habitat protetti
La raccolta dei dati biologici, tecnici ed ambientali relativi al settore della pesca professionale, in associazione alla disponibilità di serie storiche settoriali, rappresenta il presupposto per una analisi dell’evoluzione del relativo comparto produttivo ed allo stesso tempo uno strumento di efficace supporto informativo per decisori preposti a delineare le politiche di sviluppo locale. In quest’ottica è stata realizzata la seguente indagine conoscitiva.
Analisi dati storici
E’ stata effettuata una analisi delle banche dati ufficiali e storiche disponibili sulla flotta peschereccia coinvolta e valutazione degli andamenti evolutivi anche rispetto alle istituzioni di zone sottoposte a vincolo ambientale.
Questionario pesca
E’ stato redatto un questionario che successivamente è stato somministrato all’intera platea dei pescatori coinvolti, allo scopo di ottenere: una caratterizzazione strutturale della flotta (numero di imbarcazioni, sistema di pesca prevalente, numero imbarcati), una caratterizzazione socio-demografica della classe peschereccia, una stima dell’intensità di pesca esercitata sulle specie commerciali e non commerciali (valutazione quantitativa e qualitativa del pescato, numero medio giorni di pesca/anno), una quantificazione dello scarto di pesca ed una valutazione del grado di interazione tra le attività di pesca, le specie di interesse non commerciale (analisi delle catture accidentali) e gli habitat (analisi delle interazioni con le praterie di Posidonia oceanica).
Caratterizzazione sociodemografica
Dai dati risultanti dai questionari somministrati risulta che la classe peschereccia delle marinerie coinvolte nel progetto ha una età media compresa tra 40 e 50 anni ed una suddivisione in classi di età distribuita normalmente.
In particolare possiamo vedere come circa il 10 % ha una età inferiore ai 30 anni mentre circa il 16 % ne ha una superiore ai 60, mentre le classi intermedie si dividono il 20, 25 e 30 % rispettivamente.
Da tali dati appare evidente come la senescenza del comparto, da tempo oggetto di dibattito, risulta essere presente anche in queste marinerie.
Inoltre, va sottolineato come la presenza di una classe di età superiore ai 60 anni superiore a quella di età inferiore ai 30 da una prospettiva di riduzione numerica della categoria nel volgere di meno di un decennio.
Caratterizzazione attività
I risultati sociodemografici, in particolare le conclusioni in termini di classi di età, vengono ulteriormente supportata analizzando l’anzianità di servizio, rappresentata per percentuale di ricorrenza delle diverse classi.
Da questi dati possiamo verificare come oltre il 70 % degli intervistati esercita la professione del pescatore da più di venti anni, il che associato ad un numero elevato di ore giornaliere lavorate, in media undici, rende evidente l’elevato livello di specializzazione di una attività totalizzante per la vita di chi la esercita.
Tali informazioni spiegano il fatto che meno del 7 % degli intervistati ha diversificato la propria attività lavorativa e questa minoranza è dedita essenzialmente ad attività di pescaturismo, ossia la diversificazione riguarda lo spendere nel settore turistico le conoscenze della propria professione.
In conclusione possiamo affermare che chi fa il pescatore non ha tempo né energie per fare altro e generalmente tende a voler fare solo quello.
Tale affermazione si basa anche sui dati ottenuti in merito al livello di soddisfazione che i pescatori traggono dal proprio lavoro, infatti, da tali dati possiamo verificare che quasi il 60 % è abbastanza soddisfatto, mentre solo il 29 % è insoddisfatto.
A tal proposito dobbiamo ricordare che in questo tipo di indagini la risposta pienamente soddisfatto è generalmente sottostimata in quanto alcuni studi di psicologi cognitivisti hanno dimostrato che normalmente la percezione della soddisfazione è influenzata negativamente da fattori non necessariamente importanti ma spesso attingendo ad elementi accidentali.
Inoltre, quando è presente una opzione che appare come una media tra le altre spesso chi risponde sceglie tale media.
Rapporti pesca tutela ambientale
Il primo argomento affrontato nel questionario in tema di rapporti tra pesca e politiche di tuela dell’ambiente marino è la conoscenza del tema da parte dei pescatori professionisti.
A tal proposito abbiamo verificato come più del 70 % dei pescatori conosce la rete Natura 2000, rete creata dall’Unione europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali, identificati come prioritari dagli Stati membri dell’Unione europea.
Inoltre, con le stesse percentuali i pescatori professionisti sono ben informati sulla presenza nella propria regione di zone di mare sottoposte a vincoli di tutela.
Risulta particolarmente interessante verificare come queste percentuali scendano a circa il 50 % in merito alla conoscenza del significato e delle regole che governano i SIC, a dimostrazione che tali siti di interesse comunitario hanno avuto una attenzione da parte della PA e dei mezzi di informazione di molto inferiore alle Aree Marine Protette.
Si ritiene che tale minore consapevolezza possa essere attribuibile alla differente organizzazione in termini di autorità di gestione e di genesi delle aree stesse, laddove i SIC vengono identificati dalle amministrazioni regionali senza un reale coinvolgimento delle popolazioni.
Naturalmente la consapevolezza dei pescatori professionisti aumenta fino a raggiunge l’80 % quando si verifica la conoscenza dei SIC presenti nel tratto di mare in cui essi lavorano.
Un capitolo a se stante è rappresentato dagli effetti sulle attività di pesca della presenza di zone di tutela, in questo caso la totalità dei pescatori è in grado di stimare le variazioni intervenute.
In particolare, nelle zone coinvolte nel presente progetto verifichiamo come due pescatori su tre percepiscano che la presenza di aree protette ha comportato variazioni in diminuzione nelle ore di navigazione che impiegano per svolgere le attività di pesca.
A questo riguardo si ritiene che, essendo le marinerie coinvolte costituite principalmente da pesca artigianale, lo spirito di autorizzazioni messo in piedi dalle AMP, che rendono possibile la pesca professionale esclusivamente alla pesca artigianale presente sul territorio, possa spiegare un tale risultato.
Nel contempo, la categoria si divide esattamente a metà nel considerare come la presenza di aree protette ha comportato variazioni nelle giornate annue di pesca ritenendole in diminuzione o in aumento.
In merito a questa percezione si ritiene che possa essere spiegata con le variazioni climatiche che sono in corso di evoluzione, che nel mar Tirreno stanno determinando la presenza di eventi atmosferici estremi ma di breve durata, il che comporta una diminuzione dei giorni di fermo causa condizioni meteo avverse.
Per quanto riguarda la percezione da parte dei pescatori professionisti delle variazioni nel quantitativo delle catture commerciali a causa della presenza di aree protette abbiamo verificato come oltre l’80 % dei pescatori ritenga che il pescato sia in aumento.
Tale percezione è spiegata come intuizione di un effetto spill-over mediata ed anche supportata dai dati produttivi che lo confermano.
Infine, in merito ad una valutazione dell’operato delle politiche ambientali espresse dai soggetti che operano sul territorio (regione; comune; provincia; parchi e riserve), verifichiamo come per oltre l’80 % dei pescatori questo risulti soddisfacente.
WP3.2 Consultazione dei portatori di interesse in merito ai piani di gestione
L’aggiornamento e l’analisi dei dati ottenuti mediante le interviste dirette ai pescatori rappresenta il primo passo per la costituzione di una base informativa ed un riferimento scientifico per la formulazione di misure di gestione finalizzate allo sviluppo sostenibile dell’economia ittica degli areali di pesca interessati dall’operazione.
A valle di ciò è stato organizzato un evento comunicativo (workshop) per ciascuna delle zone interessate dal progetto, in cui sono stati presentati i risultati della indagine condotta ed è stato aperto il dialogo con il coinvolgimento dei potenziali portatori di interesse. (pescatori, amministratori locali, responsabili della gestione delle aree protette, rappresentanti della società scientifica pubblica e privata)
Al termine di questa fase lavori è stato realizzato un documento di indirizzo contenente l’individuazione delle principali problematiche specifiche, la definizione delle priorità degli stakeholder e sono state identificate azioni auspicabili da intraprendere in riferimento all’area di tutela.
Gli eventi sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino 19/10/2019
Policastro Bussentino 02/11/2019
Policastro Bussentino 09/11/2019
Policastro Bussentino 23/11/2019
Calabria
Crotone 05/10/2019
Cirò Marina 12/10/2019
Capo Rizzuto 19/10/2019
Crotone 26/10/2019
Puglia
Porto Cesareo | 07/02/2020 |
Gallipoli | 08/02/2020 |
Torre S. Giovanni di Ugento | 10/02/2020 |
Tricase Porto | 11/02/2020 |
WP3.3 Realizzazione di azioni pubblicitarie e di sensibilizzazione sulle zone marine protette
Incontri di divulgazione
Per questa attività sono stati realizzati incontri di divulgazione rivolti ad amministrazioni locali, scuole, operatori turistici (uno per ciascuna marineria coinvolta). In particolare, si è curato il coinvolgimento di strutture del territorio impegnate in attività, riconosciute e consolidate, di sensibilizzazione e formazione su tematiche di gestione e protezione di habitat e specie in aree protette.
Negli incontri il pescatore è stato protagonista e divulgatore delle proprie esperienze soprattutto rispetto alle problematiche legate alle catture accidentali di specie protette ed alle interazioni con ecosistemi tutelati quali le praterie di Posidonia.
La disponibilità del settore della pesca professionale a fornire dati biologici, tecnici ed ambientali nell’ambito delle indagini previste da questo work package è evidenziata anche all’interno del video divulgativo del progetto, in cui il comparto della pesca mostra un forte interesse e collaborazione nei confronti delle associazioni di categoria e degli istituti scientifici di riferimento.
Punti informativi
Inoltre, è stato realizzato un punto informativo in ognuna delle marinerie interessate che ha permesso di distribuire il materiale divulgativo previsto dal progetto al fine di rendere coscienti i fruitori del mare, dai diportisti ai semplici turisti della realtà della pesca professionale e degli obiettivi di ecosostenibilità che la politica della pesca pone agli operatori.
In particolare, è stata messa in luce l’armonizzazione tra misure di salvaguardia della biodiversità attraverso le zone marine protette ed attività di pesca artigianale in modo da rendere esplicito il forte legame esistente tra pesca ed ambiente marino oltre che la necessità di rispetto della biodiversità da parte di tutti i fruitori del mare.
WP3.4 Comunicazione
Nell’ambito delle attività trasversali del progetto sono state realizzate le riprese delle attività specifiche condotte riportato sul sito web, un resoconto delle attività svolte, i risultati ottenuti e i materiali prodotti.
WP4 Interventi di gestione, ripristino e monitoraggio dei siti Natura 2000 (art. 40 lett. e-f)
WP4.1 Formazione dei pescatori in materia di conservazione e ripristino degli ecosistemi marini e relative attività alternative nei siti Natura 2000 e nelle zone marine protette
Indagine conoscitiva
L’indagine conoscitiva del grado di interazione tra le attività di pesca e le specie di interesse specie marine protette (tartarughe, foche, delfini) con analisi della mortalità post cattura è avvenuta mediante redazione e somministrazione di un questionario all’intera platea dei pescatori coinvolti, per una valutazione del problema.
I questionari somministrati ai pescatori, una volta ritirati, sono stati informatizzati per poterne analizzare i dati.
Dall’analisi effettuata, risulta che nelle tre regioni, Campania, Calabria, Puglia, le ore medie di lavoro giornaliero sono circa 10, con picchi di 16 ore per imbarcazioni che come attrezzo da pesca utilizzano rete a strascico, mentre la media delle giornate di lavoro nell’arco di un anno è di 164 giorni.
L’85% dei pescatori intervistati svolge l’attività di pesca come unica occupazione lavorativa, mentre il restante 15% svolgono altre attività oltre alla pesca, ma sempre collegate con essa, come Pescaturismo ed ittiturismo .
Inoltre la totalità dei pescatori intervistati è a conoscenza che nella loro regione ci sono aree sottoposte a vincoli ambientali e che sui fondali dei loro areali di pesca sono presenti praterie di Posidonia oceanica, senza però conoscerne l’importanza dal punto di vista biologico come elemento fondamentale per la salvaguardia della biodiversità ed per rappresentare sito di nursery per numerose specie marine, anche di interesse commerciale. Allo stesso modo non sono a conoscenza che le praterie di Posidonia sono inserite nella Direttiva Habitat 92/43, come Habitat prioritario.
Dalle indagini emerge anche che una percentuale abbastanza elevata del 38% di tutti gli intervistati ha avuto un’interazione con le praterie di Posidonia oceanica e tale interazione è avvenuta durante la loro normale attività di pesca, infatti dichiarano di trovare ciuffi di Posidonia nelle reti durante la fase di salpamento.
L’interazione invece, dei pescatori professionisti intervistati, nei confronti di catture accessorie (by-catch), è molto elevata. Infatti dalle indagini emerge che le catture accessorie annue sono del 70%, con una percentuale di mortalità dopo la cattura, degli esemplari, alquanto elevata del 33%.
La specie più catturata è quella delle tartarughe con il 60%, dato in accordo con quanto riportato in letteratura, infatti si stima che avvengono decine di migliaia di eventi di cattura per ogni anno nelle sole acque italiane.
A seguire con una percentuale di cattura molto inferiore, ma non trascurabile, del 25%, ci sono le razze, seguite dagli squali ed in fine dai delfini.
Nel caso dei delfini, la percentuale di cattura risulta, del 5%, ma i pescatori intervistati dichiarano che questa specie interferisce molto con le loro attività di pesca, poiché molto spesso mangiano le esche e talvolta anche le stesse catture commerciali.
Seminari informativi
Sono stati realizzati dei seminari informativi per attività di divulgazione e disseminazione dei risultati di esperienze realizzate e/o in essere in materia ittiturismo e pescaturismo nei siti Natura 2000 e nelle zone marine protette.
Tali seminari, della durata di circa 4 ore, hanno visto la partecipazione dei pescatori operativi nella marineria di interesse. Gli incontri, hanno fornito anche indicazioni sui principali elementi di criticità della gestione integrata delle risorse rinnovabili e dell’ecosistema.
Alla fase informativa ha fatto seguito un momento di confronto che ha coinvolto di altri portatori di interesse quali amministratori locali, operatori turistici, responsabili della ristorazione e noleggio imbarcazioni.
Gli eventi sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino 30/11/2019
Calabria
Capo Rizzuto 07/12/2019
Puglia
Alliste (LE) 17/02/2020
Alle manifestazioni, oltre ai pescatori interessati alla diversificazione dell’attività di pesca, hanno partecipato anche esponenti delle Amministrazioni locali e delle AMP.
Nel corso degli incontri sono state presentate le normative nazionali e se presenti quelle regionali in merito alle autorizzazioni necessarie all’avvio delle attività di Ittiturismo e di pescaturismo.
Si è potuto constatare un grande interesse da parte di molti pescatori anche in considerazione del fatto che le aree interessate dal progetto sono meta ormai consolidata di moltissimi turisti in particolar modo durante il periodo estivo.
Per contro sono state evidenziate dagli operatori alcune criticità legate ad esempio alla mancanza delle necessarie autorizzazioni e di spazi idonei nelle vicinanze delle aree portuali dove praticare lo street-food di prodotti di mare.
WP4.2 Comunicazione
Nell’ambito delle attività trasversali del progetto sono state realizzate le riprese delle attività specifiche condotte e riportato sul sito web un resoconto delle attività svolte, i risultati ottenuti e i materiali prodotti
La valorizzazione dell’attività di pescaturismo è stata al centro dell’attività video di divulgazione, grazie al supporto delle barche che localmente praticano il pescaturismo.
WP5 Consapevolezza ambientale che coinvolga i pescatori nella protezione e nel ripristino della biodiversità marina (art. 40 lett. g)
WP5.1 Sostegno a misure di sensibilizzazione ambientale che coinvolgano i pescatori nella protezione e nel ripristino della biodiversità marina
Seminari informativi
Sono stati realizzati incontri in tema di protezione ambientale nel corso dei quali sono stati affrontati temi quali la salvaguardia degli ecosistemi marini e la valorizzazione delle risorse biologiche attraverso una pesca sostenibile, in grado cioè di mantenere il rinnovamento delle risorse del mare.
I seminari hanno previsto la partecipazione dei pescatori operativi nelle marinerie interessate. Gli incontri hanno fornito indicazioni sulla tutela della biodiversità marina che rappresenta un tema prioritario delle strategie nazionali grazie anche alla istituzione di numerose Aree Marine Protette lungo le coste italiane.
Gli eventi sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino 07/12/2019
Policastro Bussentino 14/12/2019
Calabria
Crotone 25/10/2019
Capo Rizzuto 29/02/2020
Puglia
Gallipoli (LE) 15/02/2020
Tricase Porto (LE) 18/02/2020
Nel corso degli incontri sono state analizzate la legislazione internazionale e nazionale, gli strumenti attuativi, frutto di “Convenzioni” e “Dichiarazioni” sulla tutela della biodiversità.
L’identificazione di Siti di Importanza Comunitaria rappresenta l’opportunità per i Paesi di far conoscere il proprio patrimonio di biodiversità e le proprie politiche di conservazione.
Il percorso di conoscenza sulla biodiversità, ha evidenziato come l’Italia sia un paese ricco di biodiversità nei suoi molteplici aspetti, poiché essa rientra a pieno titolo in più aree con implicazioni di tipo etico, economico e sociale.
Gli effetti delle attività umane, quali i processi industriali, l’agricoltura, i trasporti e l’urbanizzazione, stanno portando alla frammentazione del territorio, alla perdita e all’alterazione degli habitat, all’inquinamento, all’introduzione di specie aliene, all’alterazione del ciclo dei nutrienti e dell’acqua.
Tutti questi effetti tendono a interagire e ad ampliarsi l’uno con l’altro e si esprimono, a livello globale, anche nei cambiamenti climatici e nella perdita di biodiversità.
Il percorso informativo ha evidenziato, mediante brainstorming, un senso di rispetto e di responsabilità condiviso, nei confronti dell’ambiente in cui viviamo e la consapevolezza da parte degli operatori della pesca, di dover attuare delle azioni di conservazione a vari livelli, applicando tutti gli strumenti a disposizione.
Percorsi naturalistici
Come programmato sono stati realizzati percorsi naturalistici in mare in cui i pescatori sono stati i principali testimoni della biodiversità riportando al centro dell’attenzione la definizione di sentinelle del mare che la loro professione ha suggerito nel tempo.
In particolare, utilizzando barche da turismo presenti nelle diverse zone, ed in qualche caso se presenti barche dedite al pescaturismo, sono stati organizzati dei piccoli tour di scoperta della biodiversità, con descrizione dei luoghi effettuata dai pescatori, a cui hanno partecipato stakeholder qualificati, come associazioni turistiche e naturalistiche e amministratori locali.
WP5.2 Comunicazione
Nell’ambito delle attività trasversali del progetto sono state realizzate le riprese delle attività specifiche condotte e riportato sul sito web un resoconto delle attività svolte, i risultati ottenuti e i materiali prodotti.
WP6 Partecipazione ad altre azioni volte a mantenere e favorire la biodiversità e i servizi ecosistemici (art. 40 lett. i)
WP6.1 Mappatura delle specie alloctone invasive
Indagine conoscitiva
Le modificazioni ambientali mettono continuamente a rischio la sopravvivenza degli organismi e, di conseguenza, minacciano sempre di più la biodiversità degli ecosistemi. Uno dei fattori che maggiormente sta incidendo sulla perdita della biodiversità è l’introduzione di nuove specie estranee (alloctone) all’habitat in cui si insediano. Le specie alloctone sono considerate come uno dei maggiori problemi ambientali del nostro secolo, a causa del fatto che tale evento risulta irreversibile poiché non diminuisce nel tempo, anzi si accresce, contrariamente ad altri impatti dovuti all’uomo (es. inquinanti chimici).
Purtroppo anche il Mediterraneo non è esente da questo fenomeno dove si stima che le specie alloctone presenti sono oltre 300. Esse possono competere con le specie indigene per la conquista del cibo e del territorio e, nel caso dei vegetali, per la luce e lo spazio. Nei mari italiani si contano più di 30 specie vegetali e 70 specie animali ed alcune di queste stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di specie di pregio (p.es. Posidonia oceanica), alterando gli equilibri naturali e riducendo la biodiversità con drastiche ripercussioni anche a livello economico a causa della diminuzione dello sfruttamento delle risorse naturali.
Si è ritenuto, pertanto, di poter offrire un contributo importante al problema attraverso il coinvolgimento dei pescherecci di ciascuna marineria nelle attività di pesca giornaliere, durante le quali sarà valutata la distribuzione spaziale ed il numero delle specie alloctone presenti nell’ambiente marino all’interno dell’area di valutazione e che vengono catturate negli attrezzi da pesca.
Ai pescatori coinvolti per ciascuna marineria, è stato chiesto di compilare un questionario nel quale riportare tutti i dati delle catture delle specie alloctone, il sistema di pesca utilizzato, l’area di pesca, ecc., al fine di poter creare un dataset da poter che permetta di catalogare tutta l’informazione raccolta.
Dall’analisi dei dati informatizzati, relativi ai questionari somministrati ai pescatori, è emerso che la totalità della platea degli intervistati, sa della presenza di specie aliene nel Mediterraneo.
Dall’indagine svolta, emerge anche che questa conoscenza deriva soprattutto da un passaparola avvenuto tra pescatori professionisti, ma in minima parte anche da notizie ascoltate in televisione, alla radio, sui social media o per notizie lette sul web o stampa generale.
Per quanto riguarda l’introduzione delle specie aliene nel Mediterraneo, è noto che esse arrivano per introduzione legale od illegale da parte dell’uomo, oppure trasportate dalle acque di zavorra delle navi o ancora per migrazione naturale causata dall’aumento della temperatura e della salinità delle acque del Mediterraneo. I pescatori intervistati, circa proprio l’arrivo delle specie aliene nei nostri mari, hanno risposto per il 51%, che secondo loro sono trasportate inconsapevolmente per via mare dall’uomo, per il 39% che siano introdotte volontariamente dall’uomo per fini commerciali, legali o illegali ed un 20% pensa che arrivino o per migrazione naturale oppure come parassiti di altre specie introdotte.
Alcuni pescatori intervistati conoscono le specie aliene per averle anche incontrate durante la loro attività di pesca professionale, infatti il 42% dichiara che conoscerne alcune, mentre una percentuale del 32% dichiara di conoscerle, ma solo vagamente per sentito dire, poiché anche se le avesse incontrate non avrebbe saputo riconoscerle, mentre una percentuale ancora troppo alta del 26%, non conosce alcuna specie aliena.
Tra le specie conosciute dai pescatori ci sono: il pesce flauto, il pesce istrice, barracuda, pesce pappagallo, pesce coniglio, murena gialla, pesce palla e pesce scorpione. Tra le specie invece più catturate, durante le loro normali attività di pesca, riscontriamo il pesce coniglio con una percentuale del 31% e il pesce palla con il 15%.
E’ stato anche chiesto ai pescatori se secondo loro, la diffusione di specie aliene nei nostri mari fosse pericolosa e il 64% risponde si e di essi un 65% pensa che siano dannose per l’ambiente e la biodiversità. Il 39% degli intervistati invece, pensa che le specie aliene non siano affatto pericolose, mentre il 6% non è certo della loro pericolosità.
Dall’analisi dei questionari emerge che i pescatori intervistati, hanno la percezione che le specie aliene possano interferire in qualche modo, con le loro attività di pesca, infatti alla domanda: pensi che la loro diffusione sia un problema che ti riguarda? il 52% risponde si, il 19% abbastanza ed il 29% no.
La totalità però dei pescatori, che durante lo svolgimento delle loro attività di pesca, ha catturato una specie aliena ed è riuscito ad identificarla come tale, non ne ha denunciato l’avvistamento, poiché non sapeva potesse essere importante comunicarlo alle autorità preposte.
La scheda Cattura specie aliene è stata compilata in base alle conoscenze pregresse dei pescatori, in merito alle specie aliene invasive.
E’ stato chiesto loro di indicare:
- la specie,
- principali dati biometrici (lunghezza e peso),
- il periodo,
- la tipologia di pesca svolta,
- il sistema di pesca utilizzato,
- la sorte dell’esemplare
- l’areale di pesca: miglia nautiche rispetto al porto base
- la profondità del fondale
In questa scheda si nota come alcune delle specie indicate siano effettivamente delle specie aliene, come il caso della murena gialla (Enchelycore anatina, il Siganus luridus e la Fistularia commersoni), anche se solo nel primo caso è stato possibile confermare l’identificazione grazie alle immagini fornite dal pescatore.
Alcune di queste, come il Siganus luridus, considerato invasivo in alcune zone del Mediterraneo, come ad esempio la Turchia, è stato effettivamente segnalato per le acque italiane ed è ipotizzabile considerare valide tali catture.
Sono state segnalate anche delle specie rare (Lobotes surinamensis) per il Mediterraneo, che non rientrano quindi nella categoria delle specie aliene, ma che è stato possibile confermarne la validità attraverso le foto fornite dal pescatore. In altri casi, invece sono state indicate delle specie in cui o non è stato possibile determinarle (caso del pesce porco) o rappresentano specie in passato poco, o affatto, pescate alle latitudini considerate (come il generico barracuda).
In conclusione è importante indicare come la categoria necessiti di essere opportunamente formata riguardo la conoscenza delle specie aliene invasive. Il ruolo che la pesca professionale potrebbe svolgere attraverso la segnalazione delle specie aliene, amplierebbe enormemente la conoscenza del fenomeno della diffusione e aiuterebbe a mettere in campo azioni, se non di contrasto, almeno di parziale gestione.
Sviluppo ed implementazione APP
Questa indagine è proseguita, ovviamente, con l’utilizzo dell’App “Segnala gli alieni del mare” realizzata specificamente nell’ambito del progetto.
Nel caso delle specie invasive la collaborazione tra ricercatori e comunità locali è uno strumento importante non solo per monitorare il fenomeno, ma anche per rispondere prontamente ai nuovi arrivi limitando i potenziali impatti.
Purtroppo, gestire le specie invasive in ambiente marino è molto più complicato che negli ambienti terrestri.
Ciò nonostante, agire con rapidità significa avere maggiori probabilità di successo.
La Applicazione Segnala gli alieni del mare è disponibile nei seguenti siti:
https://play.google.com/store/apps/details?id=it.virtech.agci
https://apps.apple.com/it/app/segnala-gli-alieni-del-mare/id1499514130
WP6.2 Studi per la prevenzione e il controllo dell’espansione delle specie alloctone invasive
Sulla base dei risultati scaturiti dalla mappatura delle specie alloctone è stato redatto uno studio finalizzato alla gestione/controllo delle specie alloctone invasive per ciascuna delle marinerie coinvolte. Lo studio, stilato secondo i criteri adottati nella “Strategia Europea sulle specie aliene invasive”, tiene in considerazione la prevenzione attraverso azioni che concorrano ad evitare che il fenomeno possa verificarsi, il monitoraggio che permetta di tenere sotto controllo la diffusione e l’impatto delle specie alloctone e la mitigazione attraverso azioni che permettano di ridurre significativamente gli impatti delle specie alloctone sull’ecosistema marino a tutela della biodiversità.
WP6.3 Realizzazione di azioni di sensibilizzazione dei pescatori sulle specie alloctone invasive
Questa attività ha previsto l’organizzazione di incontri di sensibilizzazione rivolti ai pescatori professionisti, ma aperti anche alla cittadinanza, su tematiche inerenti le specie alloctone invasive.
Gli eventi sono stati tenuti nelle seguenti date:
Campania
Policastro Bussentino 25/01/2020
Policastro Bussentino 28/02/2020
Calabria
Crotone 15/02/2020
Cirò Marina 22/02/2020
Puglia
Porto Cesareo (LE) 14/02/2020
Alliste (LE) 17/02/2020
Nel corso degli incontri sono stati sviluppati diversi argomenti con una scaletta degli interventi che ha previsto in generale:
- Definizione di specie aliena o non indigena: in cui sono state fornite alla platea di partecipanti le nozioni fondamentali per comprendere e, se necessario, approfondire la tematica;
- Modalità di diffusione e distribuzione: In cui sono state analizzate le principali modalità di diffusione delle specie aliene;
- Statistiche di distribuzione: per comprendere l’entità del fenomeno sono state analizzate e commentate le statistiche riguardanti l’ingresso e l’espansione delle diverse specie nel Mediterraneo e nei mari italiani;
- Potenziali impatti e minacce: sono state analizzate le ricadute sul comparto della pesca professionale generate dalla presenza di specie non indigene. Sono stati analizzati i potenziali impatti diretti ed indiretti sul settore oltre alle possibili misure di mitigazione e contenimento;
- Il ruolo del pescatore nella segnalazione delle specie aliene: in generale sono state individuate tutte le possibili forme di monitoraggio e segnalazione, evidenziando l’importanza della collaborazione tra cittadini e mondo della ricerca o citizen science, in generale e dei pescatori in particolare;
- Identificazione delle principali specie aliene presenti in Mediterraneo: per facilitare l’identificazione e la raccolta dati sono state illustrate le principali specie ittiche, compresi molluschi, crostacei e vegetali, già segnalate per le acque italiane ed altre già presenti in Mediterraneo.
- Presentazione dello strumento di segnalazione “Segnala gli alieni del mare”: la realizzazione dell’applicazione per smartphone (per Android e Iphone) “Segnala gli alieni del mare” consente agli utenti, soprattutto pescatori e frequentatori del mare, di fornire in tempo reale o in remoto le loro segnalazioni delle specie marine aliene, attraverso uno strumento semplice ed intuitivo.
WP6.4 Comunicazione
Nell’ambito delle attività trasversali del progetto sono state realizzate le riprese delle attività specifiche condotte e riportato sul sito web un resoconto delle attività svolte, i risultati ottenuti e i materiali prodotti.